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Tavola Rotonda/Dibattito
Svolta il 16 novembre 2012 presso il Dipartimento Archeologia di Cagliari.

Locandina
Moderatore
Noi dell'Intercral Sardegna ringraziamo e siamo onorati della presenza di Simonetta Angiolillo, Luisanna Marras, Piero Comandini, Vincenzo Tiana, Roberto Copparoni, che conferiscono a questa Tavola Rotonda un valore di grande spessore culturale e sociale. Un doveroso ringraziamento desideriamo rivolgerlo a tutte le associazioni e competenze che hanno collaborato per allestire la mostra su Tuvixeddu inaugurata l'8 dicembre, che sta riscuotendo una buona partecipazione di pubblico e rimarrà aperta fino al 18 dicembre. Un ringraziamento particolare ad Alfonso Stiglitz, che non è presente a questa Tavola Rotonda per sopraggiunti impegni nella sua attività di archeologo. Un ringraziamento alle Associazioni Legambiente, Amici di Sardegna, Sardegna Sotterranea che hanno   partecipato alla Mostra col contributo di idee e documenti.
Il   lavoro di ricerca che abbiamo esposto e che contiamo di raccogliere in   un libro per fissare gli aspetti più significativi, contiamo di   intitolarlo: "Il patrimonio di Tuvixeddu nell'evoluzione di costumi e   valori". Si tratta di documenti, testimonianze e diciamo pure   "pettegolezzi", di vecchi abitanti guidati da colui che (probabilmente) è stato il più piccolo dei suoi tombaroli. Ci è sembrato che anche una   diversa visuale (come quella di semplici cittadini) possa risultare un simpatico tassello nel mosaico intrigante ed enigmatico di Tuvixeddu. Il tema di questa Tavola Rotonda, che invito Giulio Melis - Presidente dell'Intercral Sardegna - ad aprire formalmente, è infatti   l'interrogativo che, da cittadini, ci siamo posti e su cui desideriamo sentire il pensiero delle competenze qualificate: Tuvixeddu può   realisticamente aspirare ad essere riconosciuto come Patrimonio   dell'umanità?
Giulio Melis (Presidente Associazione Intercral Sardegna)
Dobbiamo innanzi tutto confessare che la ricerca oggetto della Mostra, curata da Piero Congia - responsabile del settore Iniziative Sociali   dell'Intercral Sardegna - è stata avviata molti anni fa. Si tratta di un progetto sociale che, al pari di tanti altri promossi da questo settore - su problemi relativi al favismo, alla disoccupazione, al mobbing, l'amianto, la vecchiaia ed altri ancora - intendeva sensibilizzare la cittadinanza e le competenze istituzionali o professionali per superare   la condizione di stallo e degrado in cui Tuvixeddu versava da decenni.
Il nostro progetto è stato conservato nel cassetto dal momento che   sembrava raggiunto e consolidato - nei primi anni del 2000 - l'accordo   di programma istituzionale per la realizzazione del Parco Archeologico. Nella sistemazione che le Istituzioni avevano avviato ci è sembrato,   nostro malgrado, che il materiale da noi raccolto non trovasse una   collocazione coerente con l'orientamento istituzionale prescelto. Dopo   l’accordo abbiamo anche noi, come altri, pensato che rispondesse alla   soluzione ottimale, dal momento che era stato condiviso da imprenditori, amministrazioni pubbliche e competenze scientifiche qualificate. Anzi   ci è sembrato lodevole che, finalmente, si operasse per restituire al   colle il decoro dovuto. Finalmente, insieme a fenici, punici, romani,   pisani, spagnoli e bergamaschi, anche noi sardi assumevamo la   responsabilità di scrivere la nostra pagina nella vita di Tuvixeddu.
Dobbiamo oggi ringraziare coloro che si sono battuti per mettere in discussione   quella soluzione ed intraprendere una sistemazione diversa: più   rispettosa della sua storia e capace di mettere in evidenza i segni   delle vicissitudini, remote e recenti, che fanno parte del grande   patrimonio di Tuvixeddu.
Dobbiamo onestamente ringraziare chi ci ha   creduto fino in fondo, per lo stimolo che anche noi abbiamo ricevuto nel togliere dal cassetto il nostro lavoro e promuovere questa iniziativa.   Ci sentiamo oggi più fiduciosi che, tra i risvolti della storia   millenaria, ci possa stare anche il breve ma significativo periodo della nostra ricerca di cui Tuvixeddu è testimone. Un fotogramma interessante e curioso di cittadini che hanno vissuto in un luogo particolare ed in   un particolare momento evolutivo, per noi sardi e per l'intera umanità.
Per dare una risposta al quesito in cui si è imbattuta la nostra ricerca   sociale - nel chiederci se Tuvixeddu poteva essere considerato un   Patrimonio dell'Umanità – necessitava quindi il coinvolgimento di   competenze qualificate in grado di entrare nel merito dei suoi valori   profondi. Siamo qui, in qualità di cittadini, per ascoltare. Sono   onorato di tagliare un simbolico nastro di apertura ed augurare di cuore - a tutti i partecipanti a questa Tavola Rotonda – un buon lavoro.
Moderatore:
Abbiamo pensato che il modo migliore per entrare nell'atmosfera della nostra tematica fosse di invitare un artista appassionato della storia cagliaritana ed anche   testimone, come uomo della strada, di una infanzia che ha conosciuto   legami ed emozioni con le contraddittorie asperità di Tuvixeddu.
A   Gianluca Medas, artista ed autore di alcuni lavori teatrali proprio su   Tuvixeddu, il compito di riscaldare i motori con i suoi spunti e   provocazioni.
Gianluca Medas (Artista e Presidente ..)
Capita in genere che dopo gli spettacoli, noi artisti dobbiamo rinunciare al   meritato riposo per partecipare ad un rituale dovuto: andare a cena con   amici ed autorità del posto. In quelle occasioni il primo scambio di   convenevoli riguarda la mia provenienza dalla Sardegna.  Ho così modo di prendere atto che la conoscenza della nostra isola è magari  legata al   turismo con la Costa Smeralda, allo sport con Gigi Riva, al folclore dei nostri ricchi e curiosi costumi.  Della nostra storia e della nostra   cultura non esiste praticamente nulla e noi siamo i primi ad ignorarla.   Non mi vergogno nel confessare che ho conosciuto dal regista Parodi cosa si stata "sa die de sa Sardegna del 1784" per noi sardi. L'unico   trafiletto che, ad esempio, ricordo nei libri di storia sulla nostra   civiltà nuragica diceva semplicemente: "costruzioni di pietra di un   popolo misterioso". Conosciamo il nostro passato facendo volta per volta riferimento alla storia dei nostri invasori, nella qualità di colonia   dei punici, fenici, romani, bizantini, pisani, genovesi, spagnoli e così via. Noi in sostanza non abbiamo consapevolezza della nostra storia,   della nostra cultura e delle nostre conoscenze. E purtroppo ciò che non   si conosce neppure si vede.
Dopo uno spettacolo in una sagra   all'interno della Sardegna, una signora del posto con cui passeggiavo in uno spiazzo di campagna mi indicava: "quest'erba serve per …   quest'altra per gli attacchi di … quest'altra per curare la ...".  Mi   rendevo conto della mia ignoranza e toccavo con mano che tutto quello   che non conoscevo lasciava indifferente la mia attenzione.
A   Cagliari siamo circondati dalla nostra storia senza saperlo: quanti   sanno cosa significa festeggiare San Saturnino? Quanti sanno che   sant'Agostino, vescovo di Cagliari, veniva subito dopo il Papa?  O di   San Fulgenzio, Amsicora o tanti altri? Tuvixeddu ha sofferto di questa   nostra realtà. I nostri vecchi lo hanno conosciuto e vissuto ma noi non   ce ne siamo mai curati di cosa fosse e cosa farne. Quando ero ragazzino   andavo a giocare in un campo di calcio che chiamavamo "Maracanà". Quel   campo stava nella cava di Tuvixeddu e nelle sue vicinanze c'era una   grotta dove viveva una famigliola che aveva un bambino. La partita   finiva quando ci mandavano via perchè il pallone arrivava nei loro   paraggi. Quello era per noi il patrimonio che avevamo a Tuvixeddu,   circondato dalla particolare vegetazione e dal fascino di un tesoro - su scussroxiu – nascosto per l'oltre tomba tra buche e dirupi. Anche noi   ragazzini eravamo affascinati da quel tesoro nascosto e lo individuavamo in certi pezzetti di vetro colorato che luccicavano da lontano. Non ci   rendevamo conto che il tesoro c'era veramente, sotto i nostri occhi,  ma era ben altro.
Mi capita spesso di sapere dell'esistenza nella nostra città di un   bellissimo tempio, di un villaggio preistorico, di reperti preziosi, che però abbiamo distrutto e costruito sopra. Oggi ci chiediamo come è   possibile sia potuto accadere tutto questo, dove eravamo, a cosa   pensavamo in passato e sconforta che ancora siamo distratti ed   indifferenti di fronte al patrimonio che abbiamo in casa nostra.
Moderatore:
Si, è giusto   chiedersi dove eravamo noi sardi quando succedevano certe cose. Oggi   siamo qui con l'intento di sviluppare una maggior sensibilità,   ragionare, riflettere insieme, proprio sul ruolo di noi sardi di fronte a Tuvixeddu. Come diceva Gianluca Medas, il suo patrimonio non è dato   solo dal campetto, dalla particolare vegetazione, dal fascino   dell’oltretomba, le deturpazioni o le meraviglie del paesaggio. Si   tratta di un patrimonio complesso, palese e nascosto, su cui iniziamo ad addentrarci per conoscerlo meglio.
Di certo il primo ed il più   importante dei suoi tesori è quello archeologico. Ce ne parlerà la   Professoressa Simonetta Angiolillo.
Prof.ssa Simonetta Angiolillo (Preside Dipartimento di Archeologia)  
Buongiorno,  grazie dell'invito, dunque per prima cosa vi faccio vedere che il  titolo che io ho dato a questa breve presentazione ha risolto il problema del punto interrogativo. Il punto interrogativo io l'ho eliminato perchè appunto Tuvixeddu è Patrimonio dell'Umanità. Cercherò di essere breve e di sintetizzare un po' la storia di questo Colle e di questa parte della Città di Cagliari.
Il periodo di utilizzo, senza  andare ai tempi nostri o della cementeria, ma restando nell’ambito  dell’archeologia, è un periodo di utilizzo di Tuvixeddu molto ampio. Le prime tombe che si ritrovano a Tuvixeddu risalgono all’eneolitico,  quindi all'età del rame: fanno parte di quella necropoli di Domus de Janas che arrivano fino a "Monte Claro" dalle quali prende il nome la cultura così detta di Monte Claro.
Del periodo fenicio non si hanno  notizie e per il momento non si conosce nulla. Invece il primo grande  periodo in cui l’estensione della necropoli è al suo massimo è il  periodo punico. Nel periodo punico la necropoli arriva a superare 60  ettari di estensione. La necropoli punica è costituita da filari  inizialmente ordinati, poi sempre più caotici, di tombe a pozzo (con  pozzi che sono mediamente tra i 3 e gli 8 metri di profondità), sui  quali si aprono da una a tre camere (più spesso una sola ma si arriva  anche a tre camere). Chiaramente la tomba si sviluppa in profondità,  quindi da sopra non si vedeva nulla tranne alcuni cippi, alcuni steli,  alcuni segni che la indicavano. Le tombe presentano delle decorazioni.  Nei pozzi normalmente c’è una decorazione bassorilievo che può essere  semplicissima, reseghe o anche pilastrini, palme o cose di questo  genere, mentre le camere hanno molto spesso una decorazione dipinta che  va dalla semplice decorazione geometrica fino ai casi più complessi.,  come la tomba dell'Ureo.
Con il passare del tempo aumenta  l’occupazione del terreno, per cui le tombe si accalcano sempre più e si  cominciano a fare tombe non più a pozzo con le camere, ma semplici  tombe a fossa. Si arriva al periodo romano (nel 238 la Sardegna viene  conquistata e nel 227 diventa provincia), non cambia sostanzialmente  nulla, ovvero la necropoli continua la sua vita in epoca romana. Cambia  ovviamente la tipologia dei monumenti: sono tombe (soprattutto nel  periodo imperiale) di nuovo a camera, però non sono più sotterranee ma  si affacciano alle varie terrazze/gradoni nelle quali è articolato il  colle, le quali diventano strade funerarie su cui si affacciano le tombe  stesse. Nel gradone più basso, al primo livello, vi è il limite  occidentale della necropoli, che è Viale Sant’Avendrace, dove si trovano  tuttora le due (forse più visibili) tombe: la Grotta della Vipera e  un’altra, in condizioni pietose che gli sta affianco. La Grotta della  Vipera ha una facciata di tipo templare, con colonne, che sono  scomparse, (resta soltanto il capitello) mentre rimane visibile ai lati  un ambiente che lo introduce, ovvero l’ambiente che introduce alle due  stanze funerarie interne, con un arcossolio a due posti e varie nicchie  per le urne cinerarie. L’eccezionalità di questo monumento è dato dal  fatto che sulle pareti del cono sono coperte da ben 14 proponimenti  poetici metrici, 7 in latino e 7 in greco, che il marito dedica alla  defunta Attilia Pomptilla. Nei quali proponimenti il marito Cassio  Filippo racconta il sacrificio fatto da questa donna, ovvero il fatto  che essendo lei romana (di Roma: figlia dell'urbe dice il verso) aveva  seguito il marito probabilmente esiliato in Sardegna. Inoltre nel  momento in cui il marito malato stava morendo, e bacia la moglie che  doveva diventare vedova, lei cede la sua vita al marito e muore.
Tutto questo viene detto con parole molto poetiche:

Possano  le tue ossa, Pomptilla, sbocciare in viole e in gigli e possa tu  fiorire in petali di rosa e di profumato coco e di amaranto che non appassisce, e dei bei fiori della viola ciocca, in modo che, simile al  narciso e al giacinto, il tempo futuro possa avere anche un tuo fiore.

Pomptilla infatti, quando Filippo esalava l’ultimo respiro e protendendo le labbra cercava la vedova, chinatasi sul marito morente, scambiò la vita  di quello con la propria morte.
I proponimenti sono 14, alcuni con  riferimenti letterari che riprendono passi di componimenti di Marziale e  ci danno anche un'indicazione cronologica e ci dicono che sono  successivi alla fine del primo secolo A.C.
Accanto alla Grotta della  Vipera, abbiamo un altro (molto malconcio) resto di monumento, che  aveva anch’esso un arcosolio per inumazione e nicchie per urne  cinerarie. Aggiungo che il degrado di queste tombe dipende dal fatto che  sono state investite dalle esplosioni praticate per costruire la strada  Carlo Felice, che iniziava da quel punto. La Marmora testimonia che  riuscì a salvare la Grotta della Vipera, mentre la tomba accanto era  stata già distrutta, perché si era ritrovato sul posto mentre stavano  facendo esplodere le cariche ed aveva fatto bloccare i lavori. La Grotta  della Vipera risulta senza pavimento e senza le scale che dovevano  permettere l’accesso, ma di fatto in parte si è conservata.
In realtà  questi due monumenti non erano isolati, girando per Tuvixeddu tombe  monumentali ne vediamo tante, per esempio quella di Caio Rubellio.  Dall'iscrizione sulla facciata viene riportato il nome e che fece  costruire la tomba per le sue due mogli. La tomba di Caio Rubellio si  apriva su una scalinata che dava ad una delle strade funerarie del  Colle. Altre tombe sono sparse nel colle in condizioni più o meno  precarie e molte altre esistevano e noi non le conosciamo. Giovanni  Spano, nel 1862, cita una tomba così detta "delle maschere" perché  stuccata mirabilmente con maschere sceniche ed arabeschi dei migliori  tempi dell’arte; un’altra era formata a cassettoni; poi parla di un  colombario: il più bel colombario con nicchie a forma di lumaca e,  sempre Spano parla di varie tombe dipinte, di cui attualmente non se ne  conoscono.
Questo è il quadro della necropoli in epoca romana. Però,  in epoca romana non c’è solo la necropoli, perchè in via Falzarego,  furono individuate nel 1940 due case. Una delle quali con un atrio  avente due colonne, una pavimentazione in cocciopisto, tessere che formano motivi a due a due, segni di Tanit e poi altri motivi di tipo  astrale. Probabilmente, si tratta di una valenza di tipo sacro con i segni di Tanit. In un altro punto imprecisato di Sant’Avendrace sono  stati rinvenuti due minuscoli frammenti di mosaico policromo di età imperiale, sufficienti a far comprendere che vi era raffigurato un tema  di caccia: un cacciatore con il suo cane e due cervi. Tuvixeddu era anche attraversato da un tratto dell’acquedotto di Cagliari (se ne conservano se non sbaglio circa 51 metri). Questa è la situazione fino all’età romana, poi nel tardo Medioevo e nel periodo Giudicale la  situazione cambia e sembra che la zona perda il suo carattere funerario e, secondo ipotesi che sono state espresse principalmente da Maria  Antonietta Mongiu, Tuvixeddu diventerebbe sede di insediamenti di tipo  ecclesiastico e di chiese rupestri, una di queste individuata nel  monumento di Rubellio. Quindi la sua destinazione d’uso perde il suo  carattere funerario, anche se (sempre secondo queste ipotesi) è possibile che nella zona del Villino Mulas, un edificio a pianta quadrangolare, in parte inglobato nel villino, sarebbe da identificare  con una chiesa (chiesa di Sant’Anna…) con annesso il cimitero, oltre a  una scuola di scrittura (1212). Forse la vocazione funeraria continua  quindi fino a quel momento. Questa è la storia di Tuvixeddu in epoca  antica. E' una storia importante e quindi mi sembra giusto togliere il  punto interrogativo dalla domanda iniziale.
Moderatore
Chiunque visiti   Tuvixeddu non può che trovare indignazione nei confronti di evidenti e   visibili ferite, deturpazioni e distruzioni, che nel tempo si sono   avvicendate. Ma dietro questi interventi, che a noi appaiono oggi come   interventi criminali, si nasconde un'altra sfaccettatura di quello che è il valore di Tuvixeddu: l'importante  patrimonio di archeologia   mineraria ed industriale su cui si soffermerà l'Ingegner Vincenzo Tiana.
Prof. Ing. Vincenzo Tiana (Presidente Associazione Legambiente)
La professoressa Angiolillo ci ha fatto vedere le immagini di quanto è   stato trovato e di quanto è stato distrutto da un punto di vista   archeologico. Ci ha fatto vedere ad esempio un'immagine del 1940, quindi di un periodo in cui c'erano già degli studi. Esiste presso la   soprintendenza una bella foto di una casa romana di via Falzarego dove   adesso esiste la scuola De Amicis. Abbiamo cercato di indagare presso la scuola per sapere se esiste almeno una traccia, perchè pensiamo sia   stata in qualche modo coperta. Questo vale anche per tanti altri   reperti. Una parte del patrimonio archeologico di Tuvixeddu si trova   frammentato dietro le case o le palazzate di Sant’Avendrace, via   Vitttorio Veneto ed in genere tutte le case presenti sulle pendici di   Tuvixeddu e di Tuvumanno, perchè quest’ultimo risultava essere il   collegamento verso Monte Claro e Sa Duchessa.
Per quanto riguarda la   nostra Associazione, nel 1994/95 abbiamo provato a indagare, sulla base   delle normative (421/85), per vedere quali erano gli altri valori di   questo luogo: c’era infatti l’archeologico, ma anche quello   paesaggistico. Tuvixeddu e Tuvumannu fanno parte del sistema dei colli   di Cagliari. Tuvumannu era alto quanto il Colle di S. Michele, come ben   raffigurato in alcune immagini di metà '800. E' stato poi martoriato   dall’attività mineraria della cementeria. Anche Tuvixeddu subì questa   attività, ma ancora oggi, lasciando intravedere quale doveva essere il   patrimonio archeologico presente (parliamo di più di un km di necropoli   da via V. Veneto a via Montello dove l'asilo delle suore è costruito   sulla necropoli).
C'è poi la stratificazione di quella che è la necropoli romana e su diversi livelli le relative strade funerarie.
Se questi rilievi si leggono sulla base del codice del paesaggio, ci dice   della forza del  patrimonio di questo paesaggio culturale. Noi potremmo   apprezzare a diversi livelli questa stratificazione culturale di tombe   romane e tombe puniche, che in certi punti si mischiano in base alla   morfologia. Un paesaggio culturale veramente unico, che è stato in parte chiuso e devastato dalla fila dei palazzi di S. Avendrace ed in parte   devastato dall'attività di cava. Ma se, secondo i dati della   sovraintendenza, dopo tutte le devastazioni esiste ancora un censimento   di 1500 tombe, vuol dire che c’è un patrimonio immenso, che non esiste a Cartagine o in altre zone come la Sicilia, e neppure in altre zone   della Sardegna (Tarros, Monte Sirai, Sant'Antioco) dove esistono reperti di necropoli. Quindi, nel mondo, se vogliamo avere un’idea di com’era   questa cultura del periodo punico è necessario venire a Cagliari, e qui   apprezzare l'esistenza di questo grande progetto che occupa tutta la   collina. Esiste quindi, come dicevo, il valore paesaggistico dei colli,   il valore archeologico rivisto come paesaggio culturale, così come si   sono aggiunti altri valori come quello storico culturale dato dai   villini che sono sorti nella seconda metà dell’800 fuori dalla mura di   Cagliari. In viale Trento, ad esempio, esiste una villa vicino al   palazzo della Regione con una targa che testimonia come da li si   dominava la campagna. Quella era quindi l'ultima casa (in quel tempo) a   cui sembra risalga anche il villino di Mulas Mameli.      
Poi inizia l’attività mineraria, che a Tuvixeddu utilizza dal 1924 fino al 1970   (anno in cui  hanno chiuso) tutto quello che è la cultura mineraria che   c’era in Sardegna in quel periodo. Tutto quello che si faceva nelle   miniere di Iglesias, si faceva anche a Cagliari. Quindi i sistemi di   gallerie, i vagoncini, i sistemi di caricamento, le tramogge e frantoi,   ci sono ancora e si trovano a partire dal piazzale di carico della   cementeria sito in piena area archeologica. Il piazzale di carico è   infatti contornato purtroppo da tante tombe puniche sezionate. In una   grande città come Cagliari, quindi, c’è ancora disponibile per gli   studiosi, e non solo per loro, la possibilità di capire cosa è stata   l’attività e la civiltà mineraria per la Sardegna. Ci sono infatti i   vagoncini, linee Decouville, l'arco che accedeva alle gallerie. Il tutto si può ricostruire perfettamente. E', ad esempio, ripercorribile   totalmente e ricostruibile la linea Decouville che dal catino arrivava   al piazzale di carico, con una leggera pendenza del 2 per cento.
Si   può quindi leggere questo paesaggio trasformato, ma che ancora ha la   forza di  trasmettere la storia di Cagliari che passa li. Anche in via   Is Maglias, dove nel '62 è stata fatta la strada, si trovano i documenti dell'Ingegnere capo del comune di Cagliari che dichiarano di avere   trovato la statuina di Bes scavando in via Is Maglias. Era quindi anche   quella una delle strade funerarie che si dipartiva dalla città.
Tutto questo è un patrimonio dell’umanità, ma ha bisogno di un   riconoscimento. Per quanto riguarda Lega Ambiente, abbiamo preso atto   che ci sono pronunciamenti recenti del Consiglio di Stato che dicono che bisogna adeguare il piano urbanistico di Cagliari al piano   paesaggistico regionale, quindi che è necessario rivedere l’impostazione dell’anno 2000 con tutto quello che è venuto dal codice del paesaggio.   Questo è scritto nell'ultima sentenza. Quest’anno il TAR ha confermato   il vincolo minerario, pertanto da un punto di vista normativo abbiamo:   un vincolo paesaggistico del 1997, un vincolo archeologico del 1996, il   piano paesaggistico regionale del 2006, il vincolo minerario del 2010 ed i riconoscimenti dei beni monumentali, ovvero il vincolo monumentale   intorno al villino Mulas-Mameli.
Vi è quindi un sistema di   riconoscimento di valori, complesso, che ha bisogno di una reale zona di rispetto per poter apprezzare il patrimonio e, come Legambiente,   abbiamo promosso nel 2011, ed è tuttora all’esame del Consiglio   Regionale, una petizione e raccolta di firme per elaborare un progetto   di legge per istituire un Parco Paesaggistico e Archeologico sulla base   di tutte queste normative vigenti, per un’area di oltre 50 ettari che   comprende tutta l’area delle due colline, da via Is Mirrionis a via   Sant’Avendrace.  Questo è ancora all'attenzione della Regione e, per   quanto ci riguarda, prossimamente faremo una campagna  di   sensibilizzazione per sollecitare la Regione affinchè tutti i   riconoscimenti  dei valori di quest'area non siano solo argomenti di   conferenze ma  diventino atti normativi forti che permettano ai   cagliaritani ed ai sardi di poter apprezzare tutto questo, come pure ai   visitatori di rendere merito a questa realtà e dare comunque compiutezza al restauro di  tutto quello che è stato devastato. La Professoressa   Angiolillo ci ha fatto vedere, ad esempio, la tomba di Rubellio come era probabilmente una decina di anni fa; adesso è in corso l'intervento di   restauro del Ministero dei Beni Culturali, che fa capire la complessità   dei beni che sono inglobati nel progetto (dalla tomba delle spirali   all'acquisizione e gestione del la villa Laura, ultimamente acquistata   dalla Regione, e del cantiere Cocco,  dove la regione è chiamata a fare   la sua parte). Noi pensiamo che solo facendo un riconoscimento di tutta   questa vasta area si può riacquistate la padronanza del valore culturale  di tutto l'insieme.
Moderatore:
A proposito   dell'esistenza di reperti minerari ancora disponibili, posso   testimoniare che negli anni '90 abbiamo visto che i carrelli della linea Decouville, menzionata dall'Ingegner Vincenzo Tiana, erano buttati   (come fossero avviati alla rottamazione) nella zona della miniera di San Francesco (all'uscita di Cagliari, nelle vicinanze della linea   ferroviaria per Elmas).
Nel prendere atto che questo complesso ed   articolato patrimonio, come esposto dall'Ing. Tiana, è completamente   inglobato all'interno di una grande città come Cagliari, è quindi ragionevole tenere conto che intorno ad esso ruotano anche altre   sfaccettature di natura urbanistica e sociale. Questo è l'aspetto su cui interverrà il prof. Roberto Copparoni.
Prof. Roberto Copparoni (presidente associazione Amici di Sardegna)
Nel ringraziare per l'opportunità che ci offre questa iniziativa, ringrazio anche per la qualità delle relazioni finora presentate e che suppongo   giungeranno anche in seguito.   
L’approccio che vorrei dare al mio intervento è un approccio un po' atipico, rispetto a ciò che forse vi aspettate da me.
Noi dell'Associazione di volontariato Amici di Sardegna, che da sempre ci   battiamo per la valorizzazione integrata delle risorse territoriali, spesso nell'arco di tanti anni ci siamo trovati in contrasto con altre   Associazioni come Legambiente o Amici della terra per via del differente approccio che viene dato a tutta la vicenda di Tuvixeddu e più in generale al tema della salvaguardia, gestione e fruizione dei beni   culturali e ambientali. Ma questo riveste poca importanza rispetto alla   consapevolezza che solo muovendoci verso la stessa direzione possiamo   elaborare una proposta comune, che però deve essere anche sostenibile e   economicamente credibile.  
Se dovessimo guardare solo i vincoli e i   paletti, potremmo aggiungerne anche tanti altri a quelli elencati in   precedenza dall'ing. Vincenzo Tiana, ma poi praticamente cosa viene   fuori da tutto questo coacervo di vincoli?
Perché non parliamo di   Tuvixeddu come di una grande opportunità, di una occasione di corretto e consapevole utilizzo di cui Cagliari può beneficiare?
Se dovesse   saltare l'accordo di programma su Tuvixeddu ritengo che si aprirebbe   un'altra interminabile "querelle", dove i privati rimetterebbero tutto   in discussione e si aprirebbe la strada al risarcimento o indennizzo con esborsi di denaro assai elevati. Somme di denaro di provenienza   pubblica a cui tutti noi parteciperemo pro quota.
L'idea di   effettuare un esproprio proletario a Tuvixeddu, sostanzialmente   caldeggiato da alcune organizzazioni, si tradurrebbe in pratica con   l'accollo di costi molto gravosi per tutta la collettività.
Peraltro si deve tenere presente che comunque vadano le cose su questa vicenda,   noi siamo favorevoli all'  inquadramento di Tuvixeddu come patrimonio   dell’umanità (UNESCO) e senza punto interrogativo...  essendo stati i   primi fautori di questa opportunità, ma abbiamo anche una realtà attuale che, di fatto, vede i cagliaritani esclusi da una fruizione vera e   autentica di questo immenso patrimonio storico, archeologico,   monumentale, minerario, etc.
Sono quarant'anni che sosteniamo   questo. Infatti quarant'anni fa eravamo già consapevoli di cosa fosse   Tuvixeddu e cosa potesse rappresentare per la città di Cagliari e per la Sardegna, ma allora esisteva una situazione di indifferenza; allora   c’era forse la mancanza di una cultura di base e sensibilità che ancora   Cagliari non aveva. Parliamo di un periodo in cui la cementificazione   era vista come la "panacea di ogni male".
Oggi sono migliorate le condizioni e, per fortuna, la vediamo in modo diverso ma i problemi rimangono comunque gli stessi.
Oggi come in passato i cagliaritani sono ancora privati di un bene, non solo archeologico, monumentale o ambientale: è un bene culturale la cui "non fruizione e accessibilità" ha penalizzato la crescita di una   collettività in termini di valori condivisi ed identitari.
Come   insegnante mi rendo conto degli effetti devastanti che la mancata   conoscenza comporta...penso ad esempio che la maggior parte dei miei   studenti ignorano il valore di Tuvixeddu e l'importanza che il rione di   Sant' Avendrace riveste come centro storico di Cagliari. Infatti loro   spesso intendono Santa Gilla come la Città Mercato e non il Sito di   Interesse Comunitario che ha dato vita alla citta di Cagliari. Questa è   la nostra realtà cagliaritana....e io invecchio ma le cose non cambiano.
Non dovremmo dimenticare che la città fenicio punica è nata sulle rive di   Santa Gilla, dove in era giudicale sorgeva la città di Santa Igia, e non dovremmo neppure trascurare i rapporti che intercorrevano fra le   opposte rive della laguna dove, più a sud  vi era "Sa Illetta", la   piccola isola sulla quale anticamente sorgevano delle prestigiose   residenze di cui si è persa ogni memoria.  
Noi anni fa proponemmo   sia l’istituzione del monumento UNESCO, di tutta l'area vasta di   Tuvixeddu/Sant'Avendrace e Santa Gilla, sia il progetto "VARIT"   Valorizzazione risorse territoriali, che presentammo al Comune di   Cagliari ed alla Soprintendenza Archeologica. Questo progetto, di costi   assai limitati, investiva prevalentemente sulle risorse umane, sui   residenti, sulle persone anziane, sulle persone che sono portatori di   testimonianze che si stanno perdendo e che non vengono trasmesse.  Anche di questo progetto non si è fatto nulla....E purtroppo ogni anno che   passa significa perdere memorie preziose. Raccogliere le testimonianze   di chi ci ha vissuto in questi luoghi sarebbe importantissimo, anche   perchè si creerebbe una sorta  di fusione generazionale tra i giovani   che hanno il desiderio di conoscere ciò che è stato questo misterioso   colle nei suoi molteplici aspetti e tutti coloro che desiderano   trasmettere le proprie conoscenze alla future generazioni.
Fra le   altre cose che sono state dette, mi fa piacere che la Professoressa   Angiolillo abbia ricordato che oggi si parla di un'area di interesse   archeologico che va oltre i sessanta ettari.
Ci prendevano per pazzi quando anni fa fummo tra i primi a sostenere che l'area archeologica   era di circa  ottanta ettari. Questo ci rincuora, come oggi ci rincuora   sentire che certe nostre affermazioni sono condivise  perché ritenute   giuste e corrette... quando anni fa eravamo i soli a sostenerle.
Noi  riteniamo che l'Amministrazione Comunale abbia in questo momento un   compito ed una responsabilità non indifferente: sbloccare una situazione che presenta anche delle gravi manchevolezze e responsabilità   amministrative. Ma col senno di poi, non possiamo neppure trascurare il   confronto con le problematiche che esistono in termini di diritti, di   risarcimento danni, di legittimità degli espropri e di tanti altri   risvolti che si aprono e che bisogna affrontare e risolvere una volta   per tutte.         
L’invito che sento di fare grazie a questa   qualificata Tavola Rotonda è quello di non sprecare una occasione   preziosa, come quella di mettere le persone con le proprie competenze   intorno a un tavolo aperto non solo agli addetti ai lavori ma anche alla società civile. Infatti quando si parla di Tuvixeddu, spesso il tutto   ruota sempre attorno alle solite persone i "Soliti noti", direbbe   qualcuno....
Dovremmo fare un po' di "turnazione" e renderci conto   che attorno a Tuvixeddu esiste anche una società civile che opera nel   campo del volontariato e del mondo culturale che avrebbe tanto da dire.   Dovremmo ascoltare non solo i presidenti di organismi politici ed   istituzionali, che magari teorizzano tante belle cose ma che poi   rilasciano le concessioni edilizie e tutti i permessi per continuare a   costruire, ma anche i residenti che forse avrebbero tante proposte e   testimonianze preziose che non conosciamo.
Anche nell'urbanizazione   di Sant'Avendrace si sono commessi  una serie di errori, veri e propri   colpi di mano, che non risalgono al 1800 oppure ai primi del '900 ma ai   recentissimi  anni '90, quando era ancora possibile fermare delle opere   devastanti come l'eco mostro delle 4 torri di Via Santa Gilla realizzate in area di interesse pubblico e di salvaguardia.
L'invito   che in conclusione rivolgiamo al Comune di Cagliari è quello di   attivarsi per avviare un progetto globale rivolto a scrostare le   sovrapposizioni che nel viale Sant'Avendrace sono state perpetrate e che nascondono il valori e la dignità del primo vero centro storico di   Cagliari che, fra l'altro, meriterebbe ben altra considerazione e   consentirebbe di dare nuova luce ad un quartiere storico diventato poco   più di un dormitorio.
Moderatore:
Se serviva ribadire la complessità delle diverse sfaccettature che ruotano attorno all'oggetto di questo nostro incontro, l'intervento di Roberto Copparoni ci propone nuovi ed  ulteriori spunti.
Dopo quella che è stata la storia di Tuvixeddu nel periodo dei fenici, punici, romani, pisani, spagnoli o bergamaschi, siamo arrivati ad oggi, quindi alla nostra storia. Siamo arrivati al punto in cui Tuvixeddu è nelle nostre mani e dobbiamo scrivere  noi il prosieguo della sua storia. Poiché è compito delle Istituzioni definire le scelte che verranno intraprese, serve a questo punto l’intervento delle competenze appropriate. La parola va pertanto all'Assessore Luisanna Marras, nonché dottore in archeologia, perché ci illumini su quello che è l'orientamento e la prospettiva verso cui si sta muovendo il Comune di Cagliari.
Luisanna Marras (Assessore Comune di Cagliari)
Ringrazio per averci invitato. E' importante creare queste occasioni per parlare   di Tuvixeddu, perchè effettivamente alla fine ne parliamo sempre con le   solite persone. Ed è soprattutto importante parlarne per mantenere   l'attenzione desta. Tuvixeddu è infatti una storia fatta di abbandoni e   trascuratezze. Da tanto tempo l’atteggiamento principale è stato questo   fino a quando, a questo abbandono e trascuratezza, come voi sapete, si è aggiunta anche la nefandezza del progetto elaborato e predisposto con   un accordo di programma del 2000. E' vero che serviva a chiudere una   lunga vertenza tra l’amministrazione privata e quella comunale, ma che   di fatto ha portato a predisporre un progetto che comportava modalità di intervento molto offensive nell’area di Tuvixeddu, non intesa solo come necropoli ma dell’intero contesto culturale e delle suggestione del   luogo. Io credo che questo aspetto culturale, storico, artistico e   quant'altro ci si vuole mettere, dovesse essere rispettato, invece alla   fine il progetto prevedeva la costruzione di tutta una serie di   strutture come strade, appartamenti ed un parco che, assolutamente, non   potevano conciliarsi con il concetto di parco archeologico, nonostante   la pretesa che il progetto stesso aveva di creare una zona di parco   urbano archeologico. Di fatto si trattava di un parco urbano, di cui   forse la città di Cagliari poteva averne anche bisogno nel momento in   cui è stato progettato, visto che ancora non esisteva il parco di Monte   Claro, ma che comunque non poteva e non doveva essere collocato li. Un   parco archeologico urbano è una cosa ben diversa, perchè ha bisogno di   mantenere e rispettare la suggestione del luogo, che non può essere   snaturato con fontanelle, giochi per bambini, piste ciclabili e tutta   una serie di altre strutture che non si sposavano e non si potevano   conciliare con un parco archeologico. Oltre alla parte assai   discutibile, riguardante l'edilizia      
privata, lo stesso parco   all'interno del sito archeologico risultava a mio avviso offensivo per   la storia del luogo. Io me ne sono dovuta occupare per il lavoro che   svolgevo e so che su quell’intervento è piovuta un’ingente quantità di   denaro pubblico. E' stato infatti finanziato il museo che doveva essere   costruito nella cementeria, è stata finanziata tutta la parte di   realizzazione del parco e tante altre strutture consistenti che   avrebbero snaturato il luogo anche da un punto di vista paesaggistico.   Quando i lavori nel 2007 sono stati interrotti, con il susseguirsi di   varie vicende alterne, si è aperta una vertenza con la Regione ed il   Comune (che hanno svolto, ciascuno per suo conto, ruoli con orientamenti differenti). Fortunatamente nel 2012 abbiamo avuto il pronunciamento,   di cui ha parlato Vincenzo Tiana, sulla sentenza del Consiglio di Stato   che ha messo una pietra tombale su quanto si intendeva fare   precedentemente. A questo si è aggiunto successivamente il   pronunciamento del TAR che ha respinto il ricorso del privato, sulla   posizione di vincolo anche della parte riguardante l'archeologia   industriale, altro tassello nella storia di Tuvixeddu che ha un forte   valore ed un forte impatto suggestivo. Anch'esso è un pezzo importante   nella storia della città di Cagliari che giustamente deve essere   valorizzato. Quando noi ci siamo insediati, nel 2011, abbiamo trovato   una situazione molto complessa. Premetto che non intendo parlare della   vicenda inerente il contenzioso col privato perchè è un argomento che   non mi compete e perchè non credo sia questa la sede.  Attorno a quel   contenzioso ci sono orientamenti ed interventi che vedono protagonisti   il Comune di Cagliari, la Regione, il privato. Il mio intervento   riguarda pertanto il parco archeologico su cui esisteva da parte della   Regione, al momento del nostro insediamento, un intervento di 5 milioni e 600 mila euro, più 5 milioni per l'allestimento del Museo. Un   investimento pertanto importante da un punto di vista finanziario.   All'atto del nostro insediamento esisteva quindi una procedura di   riavvio dei lavori di completamento del parco, ovvero la conclusione di   quel 65% dei lavori già realizzato al momento in cui i lavori erano   stati interrotti nel 2007. ricordo inoltre che nel frattempo c'erano   state anche altre indagini della Procura per le così' dette "fioriere"   (altra vicenda giudiziaria che si era aperta). Gli uffici stavano   lavorando nel 2011 alla riproposizione di un nuovo progetto per il   completamento dei lavori del parco, per un importo di circa 800mila   euro, consapevoli che non era più possibile realizzare il Museo i cui   soldi erano già persi. Abbiamo trovato un progetto già assentito dalla   Regione, dalla Sovraintendenza, dal Comune (attraverso lo strumento   della Conferenza dei Servizi) e quindi i lavori erano pronti per essere   avviati. Abbiamo ritenuto necessario fare ulteriori verifiche, abbiamo   così ulteriormente asciugato e semplificato questo progetto, perchè   entrando in aree delicate come quella bisognava sempre stare attenti al   materiale, al colore, agli accostamenti dell'antico col moderno, a tutta una serie di attenzioni che bisogna giustamente avere e per le quali   noi abbiamo sensibilizzato il lavoro dei tecnici e rifatto tutti i   passaggi insieme alla Sopraintendenza con una ulteriore Conferenza dei   Servizi. Abbiamo iniziato i lavori, attualmente ancora in corso   (dovrebbero completarsi nel mese di marzo). Intanto questi lavori   prevedono molto semplicemente la risistemazione di ciò che è stato   ammalorato perchè l’incuria e l'ingiuria del tempo si è fatta sentire.   Quello che era il Centro Servizi, che è brutto, dobbiamo riconoscerlo,   era quasi finito e noi dobbiamo completare per evitare si ammalori.   Oltre a sistemare il Centro Servizi, ci limiteremo a sistemare un   percorso per raggiungerlo da via Falzarego. Abbiamo eliminato le   tantissime piste di collegamento che il progetto precedente prevedeva di realizzare con colori diversi l'uno dall'altro, come pure abbiamo   eliminato (dal progetto precedente) la sorta di mercatino con rigoglio   di fiori e prati verdi che, a nostro avviso, avrebbero misconosciuto il   lavoro del tempo. Anche il lavoro del tempo va infatti rispettato. Se il tempo ed il lavoro dell'uomo hanno portato a creare certi fronti, come   ad esempio quelli del catino, non sembra giusto snaturali. Abbiamo   quindi condotto un lavoro di asciugatura e possiamo dire di   rinaturalizzazione assolutamente essenziale e rispettosa dei luoghi.   Sistemeremo l'ingresso di via Falzarego, cercheremo di abbassare il più   possibile  gli orribili gabbioni  che erano destinati a contenere le   fioriere, senza dimenticare che ogni volta che noi decidiamo di   intraprendere un'azione che modifica qualcosa dobbiamo anche ottenere   l'autorizzazione della magistratura, in virtù dei processi che sono   ancora in corso. Siamo quindi costretti a lavorare, e credo sia meglio,   con una certa lentezza per i tanti rilievi e perizie tra le tante   competenze coinvolte.  
Immagino che alcuni di voi abbiamo potuto   vedere quello che abbiamo fatto, i mesi scorsi, quando siamo riusciti ad aprire l’area (a cantieri aperti) insieme a Lega Ambiente, per i due   giorni che hanno reso fruibile il sito ai visitatori. Avremmo voluto   farlo più spesso ma  ogni interruzione dei lavori è un costo, ogni volta che una competenza o un giornalista chiede di accedere per inserire   Tuvixeddu nelle riviste, dobbiamo ottenere l'autorizzazione del   magistrato; intendo dire che stiamo cercando di lavorare con grande   impegno e massima attenzione per restituire a Tuvixeddu tutto il   rispetto che merita.
Stiamo anche allargando l'orizzonte. Vincenzo   Tiana ha menzionato che la villa Laura è stata acquistata dalla Regione, e mi pregio di essere in parte l'artefice di questa acquisizione.   Abbiamo già avuto più incontri e fatto dei sopralluoghi perchè la   Regione dovrebbe trasferire a noi la competenza per la realizzazione di   lavori di ristrutturazione di questa villa ottocentesca. L'intento è   quello di restituire alla villa il suo decoro e farne una delle porte   del parco archeologico. Ci auguriamo di avere al più presto, sempre   dalla Regione, notizie sull'ex proprietà Cocco, perchè il bel fronte di   quell'area potrebbe restituire dignità alle tombe che si affacciano sul   viale S. Avendrace. Oltre al finanziamento per la villa Laura, dovremmo   ottenere ulteriori risorse per il completamento dei lavori del parco ed   in generale i lavori per Tuvixeddu. Fino a questo momento dobbiamo dire   che c'è stata una forte condivisione, da parte della Regione, su quelle   che sono le ulteriori necessità per cercare finalmente di restituire la   dovuta attenzione che - io credo -Tuvixeddu meriti. Inutile dire che   anche per me il punto interrogativo non esiste a prescindere  dal   riconoscimento dell'Unesco. Credo che Tuvixeddu sia Patrimonio   dell'Umanità. Se poi l'Unesco vorrà o non vorrà riconoscerlo, io credo   che dovremmo essere comunque noi a sentirlo come Patrimonio   dell'Umanità; noi ad avere il senso civico, come cittadini di Cagliari e della Sardegna, perchè se chi amministra è solo, nel fare questa cose,   potremo mettere tutti i vincoli e fare gli interventi di questo mondo   che non serviranno a niente. Tuvixeddu, come l'anfiteatro e tanti altri   tasselli che riguardano le vicende culturali ed archeologiche della   città, su cui stiamo lavorando, vanno ricondotti a sintesi e ricuciti   per restituirli alla loro suggestione monumentale. Il pezzo forte di   tutti questi tasselli è indubbiamente Tuvixeddu. In quale altro luogo si può trovare una necropoli così? Ma più che una necropoli, un'area, un   contesto (purtroppo chiuso nella città) capace di offrire un tale valore e suggestione? L'intervento verso cui siamo orientati, non è rivolto   quindi ad aggiungervi qualcosa ma a sottrarre quanto potrebbe snaturare   il suo scenario. Soprattutto è rivolto a renderlo fruibile, e qui si   apre un altro fronte molto delicato relativo alla sua gestione, per fare in modo che l'apertura venga garantita tutti i giorni. Su questo fronte si sta impegnando l'Assessore alla Cultura che sarebbe opportuno   coinvolgere magari in un prossimo confronto costruttivo come questo.
Interventi del Pubblico
(le distorsioni sonore degli interventi in sala hanno influito sulla qualità della registrazione e non hanno reso possibile l’individuazione delle persone e la traduzione attendibile degli scambi).
Moderatore:
L'intervento di Luisanna Marras, in quanto Assessore del Comune di Cagliari, ha legittimamente stimolato numerose ed interessanti domande da parte del pubblico. Gli interventi di Antonio Corona, di Patrizia Tramaloni e degli altri di cui ora non ricordo il nome, unitamente all’interessante proiezione del filmato curato e presentato da Alessandro Congiu, testimoniano un sentito interesse  e confermano la voglia di partecipare per aggiungere un ulteriore tassello a quello che è il valore globale di Tuvixeddu.
Le diverse questioni avanzate, di ordine amministrativo, operativo, procedurale e tecnico, meriterebbero un loro specifico spazio ed anche il coinvolgimento di altre competenze che, purtroppo, non rientrano in questa iniziativa.
Richiamo pertanto l'attenzione per riprendere il tema della Tavola Rotonda, avente l'obiettivo di raccogliere i diversi punti di vista (sia di chi ha a cuore il destino di Tuvixeddu, sia di chi oggi è chiamato a prendere decisioni) con lo scopo di ragionare e lavorare insieme al raggiungimento di un intento comune: partire dalle diverse visuali per far emergere il grande patrimonio che contiene Tuvixeddu.
Procediamo quindi col nostro tema (Tuvixeddu: Patrimonio dell'Umanità?) girando la parola all'Assessore Piero Comandini per conoscere la posizione e l'orientamento della Provincia di Cagliari.
Piero Comandini (Assessore Provincia di Cagliari)
Parto da una considerazione, che mi è molto piaciuta: quella che faceva la prof.ssa Angiolillo nel suo intervento, perchè da li bisogna partire. Bisogna partire dal riconoscere una storia importante. Se oggi stiamo qui a parlare di Tuvixeddu, è dato dal fatto che abbiamo una storia importante che forse nel tempo è stata affrontata male. Purtroppo storie importanti affrontate male, in Italia, ce ne sono tante, quando parliamo di patrimonio, perché noi in Italia, come dice la bellissima frase di una brochure: guardiamo il nostro patrimonio con indifferenza. Forse è perché siamo nati e cresciuti in mezzo ai patrimoni maggiori dell’umanità. Qualche tempo fa sono andato in America per trovare mia figlia in una piccolissima cittadina del Kentucky, dove guide turistiche e indicazioni portavano a vedere un museo dove c'era una imbarcazione di legno del 1800. Ero nella più grande nazione del mondo, ma a quello evidentemente si limitava la loro storia. Noi in Italia abbiamo il Colosseo, Pompei ed una immensità di altri monumenti. Eppure guardiamo con indifferenza questi patrimoni che non appartengono solo a noi, ma al mondo intero. E questa indifferenza crea "enne" Tuvixeddu, ovvero situazioni che poi sono compromesse. Io non tolgo il punto interrogativo dalla frase "Tuvixeddu patrimonio dell’umanità?", non è un patrimonio dell’umanità, è un patrimonio della stupidità.
Oggi soprattutto, Tuvixeddu, deve rappresentare un esempio per i futuri programmatori, (Comunali, Provinciali e Regionali) che fanno le leggi. Oggi bisogna capire che, se in Italia, vogliamo far sì che questo patrimonio rappresenti la vera fabbrica dell’economia del nostro Paese, bisogna che chi fa le leggi investa di più su questo patrimonio, lo tuteli e fornisca le risorse necessarie a garantire una loro gestione e diffusione sul territorio. Fare cioè in modo che il patrimonio non vada in malora, che venga custodito, che venga valorizzato e reso fruibile. Se noi non ragioniamo alla grande e diamo, al patrimonio archeologico che abbiamo in Italia, soltanto lo 0,2% del PIL del Paese, tra cent’anni vedremo o perlomeno chi ci sarà vedrà solo ruderi.
È necessario richiedere, a tutti i livelli, sia per Tuvixeddu o per il Parco Geo Minerario o per quant'altro faccia parte del nostro patrimonio, di dare il giusto riconoscimento in termini legislativi, in termini di risorse, in termini di strumenti per coloro che ci lavorano, ci vivono e in qualche modo devono valorizzarli. Questa è la scelta strategica che bisogna fare in questo momento in termini di investimenti. Noi in Italia potremmo fare più di qualsiasi altro paese perchè in Italia abbiamo il più grande patrimonio dell'Umanità. E' questo patrimonio che può farci uscire dalla crisi economica che sta vivendo il Paese: un Paese che ha purtroppo messo l’industria e la finanza prima del patrimonio dell’umanità, l’economia prima della cultura. Per questo Tuvixeddu deve diventare un esempio di scelte sbagliate, di indifferenza, di stupidità. Il mio augurio è ovviamente che si riesca a ricuperare l'approccio giusto, ci sono stati finora grandi errori. Uno fra tutti, quello che Tuvixeddu è stato in qualche modo "partorito", passatemi il termine, attraverso un accordo di programma. All’interno dell’urbanistica, questi accordi di programma sono un po' le soluzioni "dell’ultimo secondo" che esulano anche dalla definizione di un "piano urbanistico". Questo in genere prevede un percorso e un coinvolgimento ed un ragionamento con la cittadinanza. Quando invece si è fatto il piano urbanistico a Cagliari, si è fatta quasi una cornice bianca, vuota, e Tuvixeddu fa parte di quegli accordi di programma (ce ne sono stati 7 o 8 con svariati soggetti) dove la trattativa era più semplice. La scelta urbanistica di disegnare lo sviluppo della città, o meglio la tutela della città, attraverso gli accordi di programma, probabilmente ha portato a questi risultati. Risultati avvenuti anche quando la cittadinanza era un po’ più disattenta. Parliamo di Tuvixeddu ma potremmo parlare di Santa Gilla, Magnolia, Tuvumannu e tantissimi altri contesti storici, dove l’indifferenza ci porta a questi momenti, che hanno temi importanti, in cui prendiamo atto di quanto è già avvenuto. E' questa indifferenza che dovrebbe in qualche modo sparire. La programmazione urbanistica, che non deve essere vista solo come una questione tecnica degli ingegneri o degli assessori o dei sindaci, ma come partecipazione dei cittadini che hanno diritto di urlare, di esprimere, di dire. Se noi non riusciamo a cancellare questa nostra indifferenza, di esempi negativi - come il patrimonio di Tuvixeddu – ne creiamo tantissimi a Cagliari ed in Sardegna.
Ogni nostro patrimonio è un valore del passato che appartiene al presente. Il presente lo facciamo noi.
Moderatore:
In prossimità delle conclusioni, mi permetto - prima di passare la parola alla Professoressa Simonetta Angiolillo per ricapitolare e poi a Giulio Melis per la chiusura dei lavori - di prendere la parola in qualità di responsabile del progetto Tuvixeddu avviato dall’Intercral Sardegna.
Piero Congia (Responsabile Iniziative Sociali - Intercral Sardegna)
L’esposizione della nostra ricerca, allestita presso la sala Mostre della Cittadella dei Musei, si è arricchita con la collaborazione di Legambiente ed Amici di Sardegna, e soprattutto con questa interessantissima Tavola Rotonda a cui hanno partecipato Competenze veramente qualificate.
Come detto in apertura, sarebbe dovuto intervenire anche l’archeologo Alfonso Stiglitz ed anche altre Competenze politiche ed istituzionali, che però hanno dovuto rinunciare per sopraggiunti impegni.
L’iniziativa è stata anche l’occasione per dare voce (in questo dibattito e durante l’esposizione della mostra) a tante persone che hanno voluto aggiungere un loro dettaglio, una proposta, un'idea, su Tuvixeddu.
Ci conforta che il contributo, di semplici cittadini organizzati, trovi una sostanziale condivisione nelle posizioni delle Competenze professionali ed istituzionali che sono oggi intervenute. Questo sarà per noi un grande stimolo per andare avanti, nel nostro piccolo, con gli obiettivi del progetto Tuvixeddu a cui aspiriamo.
Abbiamo infatti a disposizione una consistente raccolta di documenti e testimonianze che ben si prestano a realizzare alcuni itinerari su tematiche a nostro avviso interessanti, come ad esempio: un itinerario che prenda in esame il significato delle macerie che abbiamo ancora la fortuna di vedere e toccare con mano; un altro che esponga il modo in cui la civiltà del secolo scorso è penetrata, si è insediata ed ha vissuto con la necropoli; un altro ancora che testimoni il modo in cui si è evoluto il pensiero collettivo nel relazionarsi con l’enigmatico valore di Tuvixeddu. Il progetto prevede la realizzazione di alcuni plastici rappresentativi dei cambiamenti di Tuvixeddu: rispetto al passato, rispetto all’attività industriale del secolo scorso, rispetto a come vorremmo vederlo in futuro. Come prevede di far rientrare a pieno titolo la realizzazione di un’opera teatrale che dibatta la denuncia di Tuvixeddu contro noi sardi: per i danni materiali, morali ed esistenziali subiti nei secoli. E magari chiudere con un filmato: che riassuma i rivoluzionari cambiamenti del pensiero e dei costumi avvenuti nel secolo scorso (proprio in quei 50 anni – dagli anni ‘20 agli anni ’70 - che sono stati oggetto della nostra ricerca).
Per ora è ovviamente solo un sogno ed un sogno ancor più ambizioso è di riuscire a fare queste cose con il coinvolgimento aperto e partecipativo dei cittadini.
Dai cittadini abbiamo raccolto documenti ed episodi per noi molto preziosi, con i cittadini vorremmo utilizzarli per dare un volto, un valore, uno spaccato della nostra storia con Tuvixeddu. Questo potrebbe risultare anche un passo importante verso quel coinvolgimento e partecipazione della cittadinanza che, come è emerso in più riprese in questa Tavola Rotonda, riteniamo sia indispensabile per superare l'indifferenza che ha troppo a lungo circondato Tuvixeddu.
Moderatore:
Per le battute conclusive chiedo alla Professoressa Simonetta Angiolillo di ricapitolare gli aspetti più significativi che a suo avviso sono emersi da questo incontro.
Prof.ssa Simonetta Angiolillo (Dipartimento Archeologia Università di Cagliari)
Ciò che posso evidenziare è che iniziative come questa siano indispensabili per cercare di superare quell'indifferenza di cui parlava prima Piero Comandini, con cui un po' tutti guardiamo le cose che non ci sono vicine. Io non guardo con indifferenza quanto riguarda Tuvixeddu o L'Anfiteatro ma guarderò con indifferenze altre cose a me meno congeniali e di cui non mi rendo esattamente conto del valore ed importanza. Chi più chi meno, tutti  abbiamo delle zone d'indifferenza, quindi, iniziative di questo genere diventano fondamentali per stimolare il coinvolgimento e veicolare informazioni, non soltanto per noi che siamo, sotto diversi aspetti, degli addetti ai lavori, ma soprattutto per la città. E' il cittadino infatti la prima vittima che in qualche modo, nel bene e nel male, fruisce dell'anfiteatro degradato o riscoperto e di Tuvixeddu chiuso o visitabile. Dobbiamo impegnarci a fare qualcosa di più … leggevo su una pagina della Nuova Sardegna che i primi due giorni di apertura di Tuvixeddu, organizzati dal FAI, avevano portato un afflusso di persone maggiore di tutte le manifestazioni organizzate del FAI in tutta Italia. Questo è un forte strumento di sensibilizzazione che ci fa capire l'interesse e le aspettative della cittadinanza. L'Assessore Marras ci ha spiegato la complessità della situazione ed anche i costi necessari per portare a regime la fruibilità di Tuvixeddu. Ma dovremmo  fare in modo, come è emerso in questa sede, che si sappia cosa si sta facendo quali sono le prospettive, proprio per renderli partecipi e non cadere nell'indifferenza.
Moderatore:
Nel formulare un caloroso ringraziamento a tutti, passo la parola a Giulio Melis per la chiusura dei lavori.
Giulio Melis (Presidente Associazione Intercral Sardegna)
Solo una piccola riflessione, innanzi tutto per ringraziare la Professoressa Angiolillo, così come pure tutti gli altri partecipanti, le competenze qualificate che ci hanno trasmesso le loro conoscenze, i partecipanti che hanno sottoposto domande, perplessità o dissensi. Come ringrazio per tutto il lavoro che ha permesso di organizzare la Mostra e questa Tavola Rotonda di grande spessore. Non possiamo sottovalutare il merito di questo spessore è dovuto anche alla partecipazione di chi ha presentato visuali diverse, come ad esempio il bel lavoro presentato dal filmato  di Alessandro Congiu. Per quanto ci riguarda, oltre a sentirci soddisfatti per la riuscita dell'iniziativa, e su questo permettetemi di fare i complimenti a Piero Congia per il merito che gli va riconosciuto nell'allestire la Mostra, nel coordinare la partecipazione dei diversi organismi che vi hanno partecipato e soprattutto nell'avere allestito questa Tavola Rotonda e svolto con perizia il ruolo di Moderatore.
Il tema a me ha appassionato e faremo cosa giusta, come è stato detto e ribadito, nell'andare avanti col nostro progetto. Per quanto ci riguarda, siamo stimolati ad unire le nostre forze con coloro che, da tempo, portano avanti questi temi con l'intento di fare qualcosa di utile soprattutto per noi.
Abbiamo tolto e stracciato il punto interrogativo al quesito: Tuvixeddu, Patrimonio dell'Umanità?
Si trattava di una intrigante e provocatoria sfida quando lo abbiamo messo.
Diventa una sfida ancor più provocatoria ed intrigante ora che abbiamo maggior consapevolezza di poterlo togliere.
INFO
Via Meucci, 8
Cagliari
+39 070 482087
intsard@gmail.com
INTERCRAL SARDEGNA



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